martedì 17 giugno 2014

Il racconto del mercoledì




Alibi
di carlozanzi

Atterrò nella vita reale dopo un incubo, provando senso di gratitudine. Il sogno gli stava regalando un destino da condannato a morte per impiccagione. Nel pigro dormiveglia tornò sul tema della morte: bisognava farla finita. Il pensiero irritante di essere un condannato al patibolo spalancò la porta, liberando la fuga dei sensi di colpa. Aveva ogni diritto di godersi la vita, anzitutto quella gustosa e proibita. La morte regalava alibi invitanti.
Si vestì celere, non voleva smarrire quell’ebrezza in positivo, col rischio di essere ricondotto alla saggezza di un esistere trattenuto da troppi vincoli morali. L’intuizione del mattino gli aveva regalato appetito, così la sua ribellione trovò presto la porta di un bar di classe: voleva concedersi una prima colazione lussuosa. E fu una somma cavalcante di piaceri: dal profumo del locale, già saturo per i molti caffè, al pensiero d’essere servito, leggendosi il quotidiano, con calma, senza pensare a ciò che sarebbe stato giusto fare, per salvarsi l’anima dal ronzio delle tentazioni.
Cappuccio e brioches al cioccolato: incise la schiuma col piccolo cucchiaio argentato, ne raccolse un assaggio, lasciò svaporare quel primo godimento.
Teneva la tazza a mezz’aria, pensando allo sfizio successivo, ed entrò lei. La seguì. Maneggiava la sua bellezza senza ostentazione. Quella timidezza non invasiva accentuava il potere ammaliante dei capelli biondi e delle lunghe gambe, valorizzate da una gonna né lunga né corta.
Il prossimo piacere –pensò- sarà la nostra lotta di sguardi, se lei lo vorrà. E così fu. Ebbe inizio il dialogo della seduzione: occhiate, mezzi sorrisi, indagini a distanza che gli permisero di valutare l’età e le intenzioni; quando si convinse che erano bendisposte all’incontro, dando corda a quel suo rinnovato (al limite del rivoluzionario) modo di esistere, si alzò e si avvicinò al tavolo della ragazza.
“Posso?” e indicò la sedia.
“Puoi” rispose lei, con tono promettente. Malizioso e accomodante. Già una mezza promessa. Una complicità senza battagliare. Una vittoria troppo facile, motivo di qualche sospetto.
Infatti il mistero della vita presentò subito il conto, al momento dei nomi.
“Io sono Luca…tu?”
“Lo dovrai indovinare.”
“Sono pronto.”
“Cinque lettere.”
“Almeno la prima.”
“Emme.”
Pensò a Monica, contò mentalmente, no, sei lettere. “Maria?”
“Due le hai azzeccate.”
“Marta?”
“Ora ne hai beccate tre.”

E allora capì. Ma era troppo tardi.

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