sabato 12 aprile 2014

Il Pretore 16 Chiara-Vanghetta



Il film Il Pretore ha fatto rinascere in me la domanda: "Perché sono un lettore di Piero Chiara?" Risposta: perché scrive bene. La scrittura lo riabilita ai miei occhi, perché umanamente io e lui siamo lontani come il giorno e la notte. O forse no. Non ho conosciuto Piero, e mi dispiace, ma ho raccolto molte e attendibili testimonianze, ho i suoi libri e le sue lettere. Fra le quali una delle ultime, che fa il bilancio della vita, minacciata da un male serio. E Chiara scrive: "...Me ne vado non dico contento, ma appagato sì. Dalla vita ho avuto tanto: belle donne, buoni amici, amori intensi, soldi...." Piero Chiara era assai simile ai suoi personaggi, pretore Augusto Vanghetta compreso. Non era certo un uomo generoso, uno disposto a sacrificarsi per una buona idea. Amava il gioco (carte e biliardo), amava passare da una donna all'altra (bella o brutta non era essenziale), era molto legato ai danée, amava frequentare i salotti letterari e le case dei ricchi ma, nel contempo, nei suoi libri quasi si faceva beffe di quel mondo. Che pure amava. Quindi Chiara viaggiava nell'ambiguità. 
Ma scriveva bene. E per uno scrittore ciò è essenziale. 

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