mercoledì 26 marzo 2014

Herbert 46

Herbert
di franco hf cavaleri




Cuori

Improvvisa la frullata di mente passando davanti a Palazzo Estense. Scese dal taxi. Aveva deciso. Avrebbe camminato (come molti anni prima, come faceva spesso da giovane) un po’ per tutto il centro e fin giù verso le scuole, magari fino al lago, in un tardivo ripercorrere sentimentale spesso sognato nei suoi lunghi anni di lavoro all’estero, in un altro continente.
Passeggiava di buon passo, ecco “il masso” punto di raccolta per gli studenti, poco prima della vecchia caserma dei pompieri (Santo Cielo, sta andando in rovina...) in via XXV Aprile.
Più avanti si apriva, magnifico, quell’Hotel Excelsior di Casbeno di cui parlava sempre suo nonno, chi sa mai che non lo potesse visitare ora.
La riconobbe inaspettatamente e nonostante i molti anni trascorsi, con un guizzo di cuore, mentre era già in vista della chiesa di Bobbiate, la rincorse e le toccò un braccio: Giannina!
S’era girata, il viso mutevole dal primo timore al dubbio, dalla meraviglia alla gioia improvvisa man mano che il viso dell’uomo faceva riapparire il tempo scomparso dei suoi anni più belli: Gianni!
Stettero lì, poco prima della strada che gira al Deserto, in un tumulto di sentimenti.
Le parole di Gianni ruppero il silenzio.
“Quando sono partito ti avevo promesso di tornare, di portarti via con me. Tu eri il mio amore e con questo sentimento siamo cresciuti insieme. Ho lavorato duro, forse mi si è indurito anche il cuore. La vita in quella terra così diversa mi ha preso la mano, mi ha distratto, ti ho dimenticata.”
Lei sospirò.
“Quanto ho pianto quando sei partito, ti ho aspettato e le tue lettere non arrivavano mai, così piano piano ti ho nascosto in un angolo del mio cuore e sono andata avanti.”
Le passò leggero il dorso della mano sulla guancia.
“Lì mi sono sposato, ho avuto una figlia. Poi mia moglie è morta, mia figlia ha la sua vita, io sono andato in pensione e così ho deciso di tornare indietro. Tu sei sposata?”
“Non è stato un vero amore, però ci legava un grande affetto, lui era proprio un brav’uomo. Ora sono vedova, già da una decina di anni. Figli non ne abbiamo avuto.”
Camminando erano arrivati, come spinti dai ricordi alla Madonnina.
Giannina guardava verso la grotta, sospirò.
“Quante volte mi hai portata qui, coi nostri nomi uguali tutti pensavano che eravamo destinati a restare sempre insieme.”
Gianni era dietro di lei, la toccò per le spalle e girandola le sfiorò le labbra con le sue.
“Sei dolcissimo, quasi non ti riconosco più.” Giannina ora sorrideva. “Pensare che da ragazzi quand’eravamo qui eri un “centomani”, non sapevo come farti stare fermo un solo attimo, di quanto ti appiccicavi a me e io… Sì, io ti volevo proprio bene.”
“Ti volevo un bene dell’anima anch’io, con le nostre cosette ingenue, pulite. A questo punto direi che dovremmo fare un giro anche alla Schiranna. Ci andiamo?”
Lei aveva l’automobile, scesero alla solita riva, era deserta a quell’ora. Sedettero per terra, sotto un albero a guardare il piccolo strabordìo dell’acqua stagna.
Le parole, non ce n’era più bisogno, nel silenzio vagavano nei ricordi, riscaldavano le emozioni e il sentimento di un tempo. Stettero abbracciati.
Li riscosse il lontano scampanìo del mezzogiorno.
“Cosa farai, ora che sei tornato?”
“Non avevo deciso nulla, nulla mi interessa di tornare indietro, all’estero. Vedendoti, m’è venuta ancora più voglia di restare qui. Anzi, è ora di pranzo. Vieni a mangiare un boccone con me? Poi io andrei a cercarmi una camera in albergo. Ma ci tengo, vorrei rivederti ancora.”
Giannina lo guardò seria, tenera.
“Gianni, io sono vedova e sola, a parte qualche amica, io non ho obblighi verso nessuno. Ormai noi siamo diventati vecchi per badare alle chiacchiere della gente… se vuoi invece che in albergo tu potresti venire a casa mia, ti ospiterei volentieri.”
Gianni le prese il viso tra le mani, dolcemente vi indugiò.
“Lo so, ora dirai che sono il solito che va sempre all’assalto. Tu mi fai felice e io accetto e come. Guarda che questi anni che ci restano potremmo viverli insieme. Mi piace l’idea di stare qui e proprio con te, sarebbe un po’ come tornare a noi due ragazzini e guarda che l’amore c’è anche per noi vecchietti, non ti pare?”
Si fissarono, come fossero tornati agli anni belli della loro gioventù.
Giannina ruppe il silenzio, un sorriso ancora esitante verso di lui.
“Cominciamo con l’andare a casa mia, che ti preparo un bel pranzetto.”
“E poi?”
“Poi, poi si vedrà…”

46-continua

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