venerdì 21 marzo 2014

Herbert 41


Herbert
di franco hf cavaleri




Ho combattuto le mie battaglie

Un corridoio buio tanti anni fa, una notte nel silenzio di un ospedale.
Il vecchio orologio si anima solo una volta, ogni minuto facendo scoccare
d'un colpo in avanti la lancetta: TAC!
Nel letto d'una stretta cameretta il corpo di un uomo guarda il buio.
Sta aspettando la voce dell'orologio: TAC!
Sa che la voce deve arrivare, ma quando?
No, non ancora, il tempo... tempo per sognare, nella rigida inerzia,
con rabbia pensare, o forse rassegnazione,
il passato, tutto intero, frazionato, istante per istante,
le immagini lucide -almeno loro scatenate-
in ebbro tumulto nella mente che spasima
il passare millesimato d'ogni attimo indifferente: TAC!
Come i volti e le voci di visitatori un tempo emozionati.
Poi imbarazzati, infine esauriti i sentimenti nella visita di cortesia: TAC!
Il caricatore impazzito di un proiettore stana dai meandri del cervello
le diapositive della vita,
come se l’uomo le vivesse tutte d’un colpo, in esse galleggiando
in un solo lampo tutto assieme,
l’amore e l’odio del tuo tempo vissuto: TAC!
Appollaiato alla testa di un lettino
osservi il vecchio cappellano e un giovane infermiere,
parlano sottovoce, di sottecchi guardando.
Anche tu guardi
dai piedi alla testa l’uomo nella bianca coperta
lo vedi tutto, dall’alto domandando chi sia.
Lo vedi tutto, chi è? Eppure, quel corpo sono io!
Da una chiamata all'altra del vecchio orologio
rincorrere ogni volta intera l'esistenza.
Ogni tac! vivere con angoscia tutta la vita,
ogni volta disperare del nuovo tac!
Straniero di amici e della tua casa,
nulla più sperando della parola futuro.
Dalla buia quiete, come del grembo materno,
vedi avvicinarsi una luce,
accecante bagliore del divenire,
irrequieto mormori: sto bene qui, non voglio andare,
ho tante cose da fare qui,
lasciatemi attaccato alla mia vita.
Vaneggiato, lento, arriva il primo lieve chiarore.
Altri suoni timidamente concorrono con la voce del vecchio orologio.
Il giorno sta arrivando, un giorno ancora,
in un mondo sbiadito nelle nebbie
della non-vita, senza colori.
Nessun colore, neppure il grigio, solo bianco e nero.
Anzi no, neppure il nero messaggero del nulla terreno,
bianco solamente.
Il chiarore dell'alba, il biancore di un altro giorno in cui ci sei
a lottare per la vita.
Comunque vivo.
Non esistono solo il bianco o il nero, ci sono i colori, tanti.
Bisogna ricordarsene.
Ma come scordare il bianco nella tua vita?
L’amico dottore dai canuti capelli ti sta guardando: tutto bene, va tutto bene,
dormi ora…
Già, pensavo d’avere dormito,
strano questo posto, ho ancora voglia di dormire…
*
Domani, forse cercandomi, non mi troverete.
Non preoccupatevi.
Starò bene, quel giorno, là dove sarò andato.

41-continua

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