martedì 18 marzo 2014

Herbert 38

Herbert
di franco hf cavaleri




Un tempo

C’era un tempo in cui noi bambini correvamo liberi e felici per le strade,
incuranti di un traffico inesistente.
Liberi e felici giocavamo, nessuno escluso, non solo con un vecchio pallone
un barattolo da prendere a calci, a nascondino negli androni e nelle corti,
a rincorrerci, a rimpiattino…
Le biglie e i tappi corona, oppure le trottole di legno per le agili dita,
una vecchia ruota di bici da far correre con un pezzetto di legno.
Ora le strade sono nemiche.
Oggi la speranza è che almeno con la scuola
ti si offra di scatenarti “a ricreazione”,
chiuso in un cortile, limitato in un corridoio stretto fra pareti.
Se sei fortunato trovi spazio anche in un oratorio,
dove non ti guardino solo se sei “campione”.
C’era un tempo in cui noi bambini eravamo padroni del nostro corpo
correndo e saltando, rotolandoci nella polvere,
scavalcando muretti o arrampicandoci sugli alberi,
prendendo la mira nel tirare sassi, provando la nostra resistenza e il iato.
C’era un tempo in cui noi bambini costruivamo da soli i nostri giocattoli
la lippa, la tavola a rotelle, un arco con spago e rametto flessibile, la fionda.
C’era un tempo in cui dettavamo le nostre regole
e accettavamo le nostre gerarchie,
sempre rimesse in discussione se volevi davvero essere un capo.
Ora le regole sono lì bell’e pronte.
Se sei bravo vai avanti, altrimenti non sei utile
e puoi fare quello che vuoi, anche niente…
C’era un tempo in cui andavamo al fiume,
a sguazzare nell’acqua ghiacciata delle pozze,
a rivoltare sassi in cerca di granchi da arrostire sul posto,
a stare al sole per far smettere il battito dei denti e la pelle d’oca,
bevendo l’uovo fresco rubacchiato in casa.
Ora ci sono le piscine odorose di cloro,
le spiagge bene attrezzate davanti a un mare non sempre guardabile.
C’era un tempo in cui giocavamo alla guerra,
alle lotte per bande di quartiere, non tanto per picchiarci
quanto per prevalere: strategie, agguati, sorprese, sfide aperte
-a faccia a faccia-
per vedere vincere la nostra “parte”.
Personaggi eravamo, protagonisti e coautori di giochi,
non ancora chiamati “di ruolo”.
Ora hai i videogame, comodi per la poltrona,
basta guardare e muovere appena le dita
per vivere situazioni e movimenti
che altri lontani hanno creato per te.
Ci fu un tempo in cui noi bambini correvamo felici.
Liberi di sognare e di sperare.
Bonjour tristesse!

38-continua

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