domenica 23 febbraio 2014

Herbert 20

Herbert
di franco hf cavaleri




Forse ti basterebbe di fare un po’ più di telefonate, di relazioni più o meno strumentali, magari anche per frivolezze.”
Ripose la pipa nella sua borsetta di pelle, scosse le spalle in un gesto di indifferenza.
“Sei stato fortunato a crearti la tua famiglia, hai un vero amore, che ti comprende nel profondo, ma non riesci a uscire per davvero dal tuo stare in te stesso.”
Proprio questo, diventato padre, è come l’avesse sganciato dai suoi stessi figli e dalla loro confidenza. Non era tanto una questione di amore, di affetto e di vicinanza.
“E’ che avresti dovuto essere un padre davvero coinvolgente e non solo un esempio più o meno buono. Come fai poi a giudicare il fallimento di altri padri, davvero tu avresti le carte in regola?”
Stava salendo in camera, ora i suoi passi frusciavano nel silenzio dell’albergo.
Gli venivano in mente alcune frasi di un articolo di giornale, che gli sembravano scritte apposta per lui, ritagliate su di lui.
Era un articolo di un tale Cosimo Piovasco di Rondò, dedicato a una persona ormai scomparsa, con stralci davvero degni di attenzione. Anche costui sempre alla ricerca di un qualcosa, di un progetto.
“Cinque anni fa Ninni Gattuso cessava la sua vita terrena, (…). Una vita difficile la sua per aver scelto di essere dritto come un fuso, in senso morale naturalmente. E tale scelta rispettò sempre, in un contesto dove la doppiezza e il tartufismo risultano arte consumata per mentire anche a se stessi. Con buona pace di ogni visione di progresso da condividere con il prossimo, per il buono e onesto vivere. Ninni era cosciente di dover lavorare sodo per raggiungere i suoi traguardi. Anche quelli minimi. E lo faceva con lucidità, con spirito illuminista, cercando di contaminare chi gli stava intorno con una forza di persuasione che definirei “cartesiana”. Unita a una sensibilità proverbiale, che i superficiali scambiavano per eccesso di riservatezza o addirittura di malcelato imbarazzo. Dunque -negli anni- ebbe un po’ a disamorarsi per quel suo proporsi (ma non era una posa, al contrario!) quale “vox clamantis in deserto”. (…) il disamore trascolorò in disimpegno. In coincidenza di tali sventure incappò in uno stupido incidente fisico (…). Ninni tuttavia conservò tutta la sua lucida coscienza, condividendo con gli amici di sempre i vivaci entusiasmi che coltivava in campo letterario, artistico e soprattutto sociale (..)."
Già, ecco dal presente nebuloso di dubbi vedersi ritornare ragazzo, con il ricordo del fiondarsi nella nuova città e nella tua nuova vita.
Di sbandate all’inizio ne hai avute e le hai pagate, quando sei finito a studiare nella sezione crudele dei figli di papà.
Non ci fai grandi figure, ti “imbrani” nel capire gli altri e allora trovi affascinante scoprire la città, strada per strada, sentendo sempre di più il peso d’essere estraneo a scuola e in una società che ti appare molto chiusa e che frustra tutte le buone intenzioni di volersi integrare.


20-continua

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