giovedì 20 febbraio 2014

Herbert 17

Herbert
di franco hf cavaleri


“Starci! Purtroppo è vero così ed è per questo che voglio parlarti. Intanto hai visto tu stesso come è fatta, quello che ha combinato con te e con parecchi altri lo pretende anche da me, approfitta che non ho un posto dove andare. Quando siamo sole in casa non trovo pace e mi sento proprio messa alle strette.”
“Guarda Chicca, che il mondo cambia e certe cose non possono rovinarti la vita. Certo che non me n’ero mai accorto, non sapevo niente con tutte le cose che abbiamo fatto insieme. Ma proprio da lei dovevi andare?”
“Ma Herbert, tu fai in fretta a parlare, ma io dovevo scapparmene di casa, non ci resistevo più e la sua offerta di ospitarmi mi sembrava la cosa giusta. Solo che ora non so come uscirne, credimi, sono disperata ed è per questo che quando ti ho visto ho pensato che potresti aiutarmi.”
“Non ci sono problemi, dimmi che ti serve.”
“Io ho bisogno di scrollarmi di dosso questa etichetta di “schiavetta” della Lea, ma anche non me la sento di farmi guardare come una strana, non lo so, non ci riesco. Tu adesso stai con qualcuna? Perché potremmo farci vedere in giro, per far capire che anche io il ragazzo ce l’ho. In fondo ci vedono sempre insieme, quando siamo andati volontari e nelle assemblee e in giro, insomma sarebbe quasi una cosa naturale.”
“Forse non lo sai, ma sono libero come l’aria e poi con tutto quello che abbiamo fatto insieme, figurati se non ti aiuto…”
“Grazie, allora restiamo così?”
“Certo, comunque in una cosa dobbiamo metterci d’accordo, che quando siamo con altri e dobbiamo farglielo credere bisogna farlo bene. Non metterti a ridere, però una limonatina anche per finta ma dobbiamo farcela, sennò non ci credono.”
Chicca sembrava annuire, la cosa anche per lei era logica, poi d’improvviso schizzò giù dalla scrivania, farfugliò poche parole.
“Però ci devo pensare ancora, ora lasciami andare, ti darò una risposta, comunque ti ringrazio, sei un vero amico.”
Passando, gli accarezzò una guancia, corse via.
Herbert non la vide più.
Fu solo qualche settimana dopo che si seppe che Chicca aveva lasciato la scuola, si diceva che si fosse trasferita lontano, forse per mettersi a lavorare.
Ora, così tanti anni dopo, chissà se abbia mai potuto trovare la felicità magari con una brava persona, una vera compagnia per la vita.
Ancora oggi, distante nel tempo e nei luoghi lì a Firenze, nel pensarci Herbert provò lo stesso sentimento di rabbia sorda, come ripetendo davanti allo specchio della sua camera d’albergo tutti i sentimenti di allora.
Chicca, una ragazza splendida e generosa, un’amica che forse si era persa.
Pensare che suo padre era un grand’uomo, personaggio importante, di quelli che sembrano i soli a indicarti la strada maestra, a salvare il mondo e poi non sanno tenersi vicina una figlia e aiutarla a trovare la strada giusta.
Già, una sensazione scaturì dal nulla, tu caro il mio Herbert che stai a giudicare gli altri, tu che padre sei stato, lo sei ora per il tuoi figli?
Com’eri tu, da figlio?


17-continua

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