venerdì 14 febbraio 2014

Herbert 12


Herbert
di franco hf cavaleri



“Grace, così com’è non possiamo restare. Non mi basta vederci, voglio di più da noi due. La nostra storia deve avere uno sviluppo, altrimenti la piantiamo qui.”
Grace quasi non capiva. Lui incalzò.
“Sappiamo tutti e due che magari le nostre famiglie non saranno d’accordo, ma voglio uscire da qui con la tua risposta: o ci lasciamo o ci sposiamo…”
Nella camera d’albergo Herbert si riscosse dai ricordi, tornò come a parlare con se stesso, era davanti al riflesso del suo volto sul vetro della finestra, come un narrare una storia di altri.
“Si sposarono in una splendida chiesetta medievale con il prete studioso del Manzoni che Herbert ben conosceva, a cesellare su di loro le parole più toccanti, incontrarono momenti belli e altri brutti, ebbero figli, ebbero pochi e buoni amici, nelle loro professioni si fecero un nome.”
Non che fossero mancati i problemi nel vivere tutto d’un botto insieme.
Lui, che pure aveva un grande sentimento per i suoi due genitori, tra l’altro primo di fratelli e di sorelle, cresciuto tra molti parenti e compagni, avrebbe voluto un’esclusività di affetti. Lei avrebbe dovuto sforzarsi di imparare non a tagliare, ma almeno attenuare quel cordone ombelicale tipico di una figlia unica.
Non avevano voluto partire subito per la luna di miele, avevano fissato una crociera in Grecia per qualche settimana dopo. Si godevano la loro prima casa, come esplorandosi vicendevolmente, con la convivenza che toglieva qualunque velo.
Al ritorno dal lavoro, era affascinante osservare Grace mentre faceva la donna di casa, lui invece si era scoperto una inaspettata vena gastronomica, divenendo l’apprezzato cuoco ufficiale di famiglia.
Certo per Herbert era stato spontaneo allinearsi ai nuovi ruoli di coppia e capiva con un certo disagio la timidezza di Grace, che a volte si inframmischiava giusto nei momenti più delicati. C’era voluto del tempo, prima di prendersi le misure.
Ora vivevano insieme, praticamente da tutta una vita, con i figli che avevano voluto e cercato. Non frequentavano molto, solo pochi amici ma veri.
C’erano le compagne che Grace si portava dai tempi di scuola, mentre Herbert poteva contare su conoscenze più o meno intime che derivavano dai suoi impegni nel volontariato e in svariati lavori.
Basta con i pensieri che ti ricacciano al tempo più bello, disse a se stesso.
Herbert tornò così allo scrittoio, non poteva più attendere.
Avrebbe dovuto scrivere, spiegare a Grace che non sarebbe più stato con lei.
Parlava da solo.
“Fai fatica a restare concentrato sulla carta, il tuo pensiero scappa irrequieto, corre indietro alla tua gioventù, ai tuoi primi amori, all’ingresso nella vita. Poi torni ancora più lontano nel tempo, a quand’eri bambino, tra la gente dove sei cresciuto.”
Con i ricordi, sapeva di illudersi cercando di dimenticare che ora, oggi, aveva spezzato il filo del suo amore. Non perché l’avesse voluto, ma perché ora si sentiva solo, disperatamente in fuga.

12-continua

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