martedì 26 novembre 2013

Il racconto del mercoledì

                          in foto: il brazilian wandering spidfer, detto ragno delle banane, considerato il ragno più velenoso al mondo, certamente mortale



IL FILO DEL RAGNO
di carlozanzi

E il sacerdote all’ambone volle terminare l’omelia con una novella di non meglio precisato autore: “Desidero concludere queste mie parole con un racconto breve” disse dunque il prete, non alto ma in carne, molti capelli bianchi, incedere nella parola che invogliava alla sonnolenza. E tutti, anche i ragazzini, ammutolirono. “Un uomo di un’avarizia e di un egoismo senza fine morì e andò all’inferno. Nel fondo del baratro pregò chi stava sopra di lui, nella beatitudine. –Signore Dio, dammi un’altra possibilità, non voglio soffrire per l’eternità nelle fiamme dell’inferno.- La sua supplica venne raccolta e così rispose l’Onnipotente –Hai compiuto in vita almeno una buona azione?- L’egoista ci pensò e una almeno la trovò –Sì, mio Signore, una volta, mosso da pietà, non ho schiacciato un ragno.- -Molto bene- disse Dio –allora prega il ragno che venga ad aiutarti, ricambiando la tua buona azione.- L’uomo agli inferi implorò il ragno, l’animale arrivò zampettando e cominciò a produrre un lungo e sottile filo che si dirigeva verso il paradiso. L’egoista, perplesso, si arrampicò e cominciò a salire, il filo reggeva, giunse a metà del tragitto e si accorse che altri salivano sul filo, dietro di lui. –Che fate?- urlò l’uomo –No, per carità, così il filo si spezza, questo filo è mio, solo miooooooooooooooooo- ma in quel preciso istante il filo si spezzò e l’uomo precipitò di nuovo sul fondo dell’inferno, fra i tormenti. Perché il filo che conduce al paradiso regge centinaia, migliaia di buone azioni, ma non regge certo l’egoismo. Gli altri non sono un fastidio, un peso del quale dobbiamo liberarci, ma fratelli che camminano con noi, direi, letto il racconto, che si arrampicano insieme a noi verso l’alto.”
Il prelato, convinto di aver concluso ad effetto l’omelia, si rivolse ai fedeli più giovani, che sedevano sulle prime panche. “Che ve ne pare? Qualche ragazzo vuole esprimere il suo parere?”
Silenzio, brusii, risate trattenute dei più monelli.
“Non siate timidi…Marco, che dici?” e allungò lo sguardo verso il ragazzetto di prima media, che arrossì; le poche idee che aveva in testa al riguardo si prosciugarono.
Il don aveva quasi rinunciato all’idea di fare domande, quando una voce sicura scivolò nella navata: “Mio padre dice che l’inferno non esiste, o tutt’al più è vuoto” considerò Luca, di terza media, un secchione che possedeva una qualità in genera sconosciuta ai primi della classe: la simpatia. Il sacerdote era impegnato a rimediare una risposta, quando ci mise del suo anche Piero, un elemento del genere: prima parlo poi ragiono. "Per me l’egoista ha fatto male a non schiacciare il ragno. Ma lo sa che ci sono ragni velenosi che possono ammazzarti se ti pungono? Magari quello era un ragno velenoso, e se lo ammazzava faceva il bene dell’umanità…” Al che Luca la secchia aggiunse: “Già, natura matrigna, direbbe Leopardi…”
Il prete dal pulpito capì che s’era messo in un brutto guaio e balbettò qualcosa. Ma intervenne Fabio: “Mi scusi, don, essere egoisti non è colpa nostra, fa parte dell’istinto di sopravvivenza, è un imperativo che ci è stato regalato dalla natura per non soccombere, per sopravvivere in questo mondo di lupi….”
Mossi dall’intraprendenza di qualcuno, i ragazzetti delle prime panche cominciarono a far chiasso, a toccarsi dentro: “I ragni velenosi...che schifo…ma anche quelli non velenosi..io li schiaccio sempre…e poi l’uomo egoista aveva ragione, gli altri hanno approfittato del suo filo, il ragno l’aveva prodotto per lui…”
Il prete capì che doveva intervenire: “Ragazzi, siamo in chiesa, basta….non c’è tempo…Sia lodato Gesù Cristo.”
“Sempre sia lodato” rispose in coro l’assemblea dei fedeli.

“Fanculo…così non vale” disse a bassa voce Antonio, ragazzo introverso, che si teneva le proteste dentro e un giorno o l’altro sarebbe scoppiato. 

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