mercoledì 28 novembre 2012

La recensione di Arnaldo

Riporto con piacere la breve recensione che il mio amico poeta Arnaldo Bianchi mi ha inviato, dopo aver letto il mio ultimo lavoro di narrativa, 'Quel giorno che tremò la notte'.

Caro Carlo
ho finito di leggere il tuo romanzo
"Quel giorno che tremò la notte"
Mi è piaciuto il passaggio dalla vita di ogni giorno, con i problemi "piccoli" e "grandi"
dell'esistenza quotidiana, al momento della tragedia improvvisa
e quindi più brutale quanto meno attesa.
Tragedia che rompe ogni certezza anche quella
di chi come il prete dovrebbe avere una consapevolezza più salda,
una coscienza meno angosciata sul bene e sul male dell'esistere.
Questo Don Marco,all'inizio quasi personaggio secondario,
diventa protagonista così tormentato in questa notte
quasi manzoniana ( vedi la notte della conversione dell'Innominato)
è una figura forte nella sua debolezza così umana.
Anche il finale aperto che dice e non dice.
Don Marco è morto? ha dato la sua vita per la vita della ragazza?
O il prete si è solo assopito prostrato dopo una notte così travagliata?
E il miracolo della salvezza di Roberta ha riscattato anche i dubbi e la vita di Don Marco?
L'atmosfera dell'ospedale notturno con i rumori, la penombra dei corridoi
mi ha ricordato il romanzo "Le campane di Bicetre" di Georges Simenon.
Mi è venuta anche in mente una frase di Paul Claudel " Dio non è venuto per spiegare la sofferenza ma per riempirla della sua presenza".
Che altro dirti? Grazie
Adesso stamperò il tuo scritto perché mia mamma vuole leggerlo ma solo sulla carta.

Ciao Arnaldo

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